Ed al termine della mia giornata

Benedico

il mio inestinguibile amore per questa terra

perché esso mi ha insegnato

che lo spirito tuo

è nel cuore del mondo.

Anima mia

sii paziente umile

fiduciosa e mansueta.

Colui che attendi non tarderà

la tua giusta parte ti sarà donata.

Pastore valdese e poeta, teologo cristiano, conoscitore del buddhismo, soldato in trincea durante la Prima guerra mondiale – da dove, negli ultimi due anni del conflitto, indirizzò toccanti diari di guerra alla fidanzata, Lily Malan –, sostenitore della Resistenza nel Comasco dal 1943 al 1945 e pacifista, tutto questo è Carlo Lupo (1895-1966). Nella sua vita si è sviluppato un rapporto vitale tra la sua appassionata predicazione dell’Evangelo e la sua decisa azione politica negli anni del fascismo, della Seconda guerra mondiale, della Resistenza, dei primi anni dell’Italia democratica.

Tutto questo come frutto della sua scelta non violenta.

«Carlo Lupo ha sofferto molto, ha fatto molto, ha detto molto…Ma in definitiva, quello che ne ha fatto una personalità marcante del valdismo novecentesco è stata la qualità della sua vita. Il teologo Teilhard de Chardin…esprime le sue preoccupazioni per la difficoltà di convertire i secolarizzati del secolo XX, e conclude: per riuscire a farlo non bastano i discorsi: ci vogliono degli “esemplari umani”. Bene: Lupo era proprio uno di questi “esemplari umani”. Chissà se nel secolo XXI ne avremo ancora qualcuno?» (G. Bouchard).