“Credere in qualcosa non è sufficiente. Per ottenere dei cambiamenti, bisogna essere disposti a prendere posizione per difendere ciò in cui si crede” (Edward Snowden)

Rosa Parks e Martin Luther King sono luminosi esempi di impegno per la pace. Sono stati due disobbedienti, come molte altre donne e altri uomini, consapevoli che dai loro gesti sarebbe arrivato un mondo migliore.

Il segreto di tutte queste donne e di questi uomini è la speranza, diversa dall’ottimismo. L’ottimismo desidera il meglio ma lo pensa come inevitabile. Così è destinato a sfociare nella passività, proprio come il pessimismo e il cinismo che presuppongono il peggio.

Sperare, come amare, significa correre dei rischi ed essere vulnerabili agli effetti di una perdita.

Significa riconoscere l’incertezza del futuro e impegnarsi a cercare di partecipare alla sua creazione.

Più e più volte il mondo è stato cambiato da persone che, all’inizio, sembravano troppo deboli per sfidare le istituzioni più potenti del loro tempo. Hanno riconosciuto che ciò che è improbabile è possibile, così come ciò che è probabile non è inevitabile. Hanno capito che difficile non equivale a impossibile.

Le donne e gli uomini della speranza sanno che i potenti hanno le loro debolezze e che noi, che in teoria siamo deboli, abbiamo un grande potere insieme, il potere di cambiare il mondo, lo abbiamo fatto in passato e lo faremo ancora. Sanno che il futuro sarà come lo costruiamo nel presente. Sanno che la gioia può apparire nel bel mezzo di una crisi e che una crisi è un bivio.

La speranza è il coraggio di perseverare quando vincere sembra difficile; la speranza diventa fede che sostiene le persone quando il successo sembra inconcepibile.

È in questo senso che ne parla il drammaturgo Václav Havel, che è stato un catalizzatore della rivoluzione e del cambio di regime in Cecoslovacchia negli anni settanta e ottanta: «La speranza non è la convinzione che qualcosa andrà bene, ma la certezza che vale la pena fare qualcosa a prescindere da come andrà a finire».

Nella prossima festa ACEBLOM del 2 giugno ci interrogheremo come chiese battiste per capire come “colorare di pace il nostro mondo”. Trovarci insieme per un confronto di discernimento comunitario è molto opportuno. Sarà un momento importante per crescere insieme nel discepolato dell’unico Signore, maestro di pace.