di Gabriele Arosio (chiesa battista di Bollate)

È risorto: questo è l’annuncio di Pasqua.

Tutto facile? Per nulla. Perché resta qualcosa di decisamente più grande di ogni nostra possibilità di comprensione e ogni tentativo di descrizione ha i suoi limiti.

Il Nuovo Testamento intreccia due immagini per realizzare quest’annuncio. 

La prima si basa sullo schema temporale “prima-poi”: «Egli era morto, ma poi è risorto». Si descrive in tal modo la risurrezione come un evento storico accaduto nel tempo, e che, nonostante l’apparente irreversibilità della morte, ha introdotto nella storia una novità inaudita. Gesù, il maestro di Nazareth che annunciava il regno di Dio, e che di Dio si sentiva Figlio in modo unico, è stato crocifisso e ucciso; ma poiché «in lui era la Vita» (Gv 1,4), il sepolcro non ha potuto trattenerne le spoglie mortali. Per questo si dice che Gesù si risveglia dal “sonno” della morte. Molte volte l’annuncio della Pasqua, assume questa forma: «lo hanno ucciso… ma il terzo giorno è risuscitato / si è risvegliato». Ma quest’immagine ha un limite: la risurrezione non è un semplice ripristino delle condizioni biologiche precedenti alla morte, una sorta di “ritorno all’indietro” nel tempo. La vita risorta è un “andare oltre”, uno “sfondamento” del limite della morte.

A questa prima immagine, il Nuovo Testamento ne affianca un’altra: la risurrezione è descritta come un “alto-basso”. “Gesù è disceso agli inferi, è sprofondato negli abissi della morte; ma è risorto ed è stato innalzato alla destra del Padre”. Così è chiaro che la resurrezione è una trasformazione sostanziale, un cambiamento che comporta una glorificazione trasfigurante, a cui allude il simbolo del movimento ascensionale in cielo. Sono molti i testi della scrittura che seguono questo schema, in tutto il Nuovo Testamento: in Giovanni (ad es.: «Gesù: quando sarò innalzato da terra attirerò tutti a me»: Gv 12,32) e in Paolo («…umiliò se stesso… per questo Dio lo esaltò…»: Fil 2,8-9).

La differenza di queste immagini è per noi un impegno. Come ci sentiamo noi di parlare della resurrezione? E’ un compito che ogni generazione deve affrontare. Quali immagini potremmo usare per parlare agli uomini e alle donne del nostro tempo perché accolgano l’annuncio che sta al cuore della nostra fede?