Coloriamo il mondo con la pace

di Monica Panigati (chiesa battista di Bollate)

Nel pomeriggio di venerdì 2 giugno si è svolta presso la Chiesa Battista di via Pinamonte a Milano la festa delle Chiese Battiste della Lombardia (Aceblom) sotto il titolo “Coloriamo il mondo con la pace”.

La giornata è stata la riflessione finale sul tema della pace che, come Aceblom, abbiamo iniziato da giugno 2022 presentando su Aceblom Notizie il Metodo Transcend di Johan Galtung, riconosciuto come il fondatore dei moderni studi sulla pace. Percorso proseguito con incontri su Zoom di cui il primo dedicato al libro “Verrà la pace e avrà i tuoi occhi” il 18 ottobre 2022; il secondo il 6 dicembre dedicato alla figura di Jerry Essan Masslo e il terzo il 28 febbraio 2023 su Carlo Lupo, pastore, poeta e uomo di pace.

Ad un anno dall’inizio della guerra in Ucraina ma considerando anche gli innumerevoli conflitti armati in molte parti del mondo, è stato importante continuare a riflettere sull’impegno di ciascuna e di tutti per alimentare la speranza, diversa dall’ottimismo, che un mondo di pace è ancora e sempre possibile.

Anche quest’anno la festa è stata l’occasione per i fratelli e le sorelle, provenienti da ben undici chiese diverse della Lombardia, per incontrarsi, conoscere nuovi membri di chiesa, per pregare e cantare con gioia insieme.

Dopo i saluti di benvenuto della Presidente dell’Aceblom Susanna Nicoloso, la festa ha preso il via con un bellissimo momento di preghiera, e di canto, animato dai giovani del “gruppo di lode” della chiesa di Casorate Primo. Il Pastore Gabriele Arosio, della Chiesa Battista di Bollate, ha poi illustrato il tema della giornata e il lavoro da svolgere nelle attività dei gruppi. L’attivista Edward Snowden sostiene che credere in qualcosa non sia sufficiente per ottenere dei cambiamenti, e che occorra essere disposti a prendere posizione per difendere ciò in cui si crede. Il pastore Gabriele ci ha indicato, come nella storia, ci sono stati diversi esempi di donne, e di uomini, che si sono impegnati per la pace, assumendo anche la posizione della disobbedienza. Persone che, all’inizio, sembravano troppo deboli per sfidare le istituzioni più potenti del loro tempo ma che, grazie alla speranza, hanno riconosciuto che ciò che era improbabile era possibile, così come ciò che era probabile non era inevitabile. Hanno capito che difficile non equivale a impossibile.

Questa speranza, che spesso diventa fede che sostiene anche quando il successo sembra inconcepibile, è quella che ha alimentato tutta la vita di Rosa Parks. La sua testimonianza e il suo impegno per la difesa dei diritti civili delle persone di colore nell’America segregazionista degli anni ’60, ci sono stati presentati in un messaggio video che i pastori Massimo Aprile e Anna Maffei hanno voluto farci avere in occasione della festa, per condividere, seppur a distanza, questo momento. La testimonianza di Rosa Parks ha aperto a degli interrogativi: quali esempi di disobbedienza civile osserviamo noi oggi e quanto e come, come chiese, siamo capaci di riconoscerli e di supportarli? E ancora, quanto nelle nostre chiese ci esercitiamo, ancora oggi, alla resistenza non violenta contro le ingiustizie?

Domande profonde che hanno animato la discussione e le riflessioni all’interno delle attività dei gruppi, svoltesi durante la parte centrale del pomeriggio di festa. Riflessioni suggerite anche da alcune foto di altri uomini e altre donne, testimoni, come Ghandi, Muhammad Ali, Rose Nu Tang, una suora birmana, o il ragazzo di piazza Tienanmen, nel loro tempo del loro impegno per la pace. Il risultato del lavoro è stato un “credo dell’impegno della pace” i cui contenuti sono: Preghiera, per comprendere la volontà di Dio e mantenere impegno, determinazione e coraggio nel raggiungimento della pace. Dialogo franco, aperto, che sappia armonizzare le diversità, non creare contrapposizioni, che sia strumento per la ricerca di una verità condivisa. Azione, che sia impegno civile, sociale, politico, ma anche annuncio evangelico. Agire dunque con quello che siamo e abbiamo: sia un piccolo seme o un grande albero metterlo a disposizione e usarlo laddove il Signore ci ha messi.

Questi, in sintesi, i punti essenziali del nostro “credo per la pace”, presentato dai diversi gruppi durante il culto finale, celebrato dopo un piacevole momento conviviale con dolci stuzzichini e bevande. Una bellissima e colorata foto di gruppo ha concluso la giornata. Nel tenerci, una accanto all’altro, abbracciati e sorridenti, ci siamo davvero sentiti una comunità che cammina insieme, animata dalla speranza di poter davvero cambiare le vicende della vita, da quella personale a quella collettiva. Speranza, non convinzione che qualcosa andrà bene, bensì certezza che valga la pena fare qualcosa a prescindere da come andrà a finire.