Domenica 16 aprile in tutte le chiese ortodosse ucraine si è celebrata la Pasqua.

I fedeli, in processione fanno il giro attorno alla chiesa e ripetono: «Khristò svoskrés!» (Cristo è risorto). E si risponde: «Voistinu voskrés!» (veramente è risorto!). «Cristo è risorto!» è continuamente ripetuto, anche fuori dalla chiesa nel tempo pasquale. La Pasqua parla di resurrezione e pace.

Ma neanche durante i festeggiamenti hanno smesso di cadere le bombe. È Andata così distrutta, ad opera di missili russi, la chiesa di san Michele Arcangelo a Kushum nella regione di Zaporichzhia. Nessuna vittima.

E dall’artiglieria russa è stata colpita la chiesa di Nikopol con due feriti.

«Oggi … l’ortodossia è lacerata, incapace di una sua voce di fronte alla guerra, se non l’appoggio di Kirill [metropolita di Mosca] all’azione dello Stato e l’atteggiamento patriottico delle diverse Chiese ucraine. Nel 2018, le Chiese ucraine che non si riconoscevano nel patriarcato di Mosca, si sono unite, ricevendo un tomos dal patriarca ecumenico Bartolomeo che decretava l’autocefalia della Chiesa ucraina. Kirill ha denunciato il fatto come abuso di potere e rotto con Bartolomeo. Il mondo ortodosso internazionale si è diviso tra chi riconosce la Chiesa ucraina autocefala e chi è contro Bartolomeo. Il processo di coesione inter-ortodosso, cui ha tanto lavorato il patriarcato ecumenico nel Novecento, è in parte compromesso. Nella notte di Pasqua a Mosca non si è ricordato nella preghiera il nome di Bartolomeo. L’ortodossia sembra in frantumi» (Andrea Riccardi)

La più grave divisione è in Ucraina. L’invasione russa e la posizione del patriarcato moscovita, schierato a sostegno dello Stato, hanno messo in seria difficoltà la Chiesa ucraina legata tradizionalmente a Mosca. Questa, pur autonoma dal 1990, è accusata di essere al servizio di Mosca. Il suo leader, il metropolita Onufrij, all’inizio dell’invasione, chiese a Putin di «fermare immediatamente la guerra fratricida». Questa Chiesa ha condannato la guerra e la politica del patriarcato russo, affermando la sua indipendenza. Dall’inizio della guerra circa 250 parrocchie su 8.500 sono passate alla Chiesa autocefala. Ma la Chiesa ucraina (ex russa) resta la più grande comunità cristiana del Paese. Anche se attraversata da divisioni e spesso attaccata sui media e i social.

In questa Pasqua di sangue per la guerra e le atrocità, l’ortodossia si è rivelata ancora una volta una Chiesa di popolo, capace di comunicare qualcosa di profondo e vitale alla gente nella liturgia e nella fede. Molti fedeli badano poco alle diverse gerarchie in lotta e sognano e pregano per la pace con i cristiani di tutto il mondo e di tutte le chiese.